sul fondo di un grande mastello di legno viene messo del ghiaccio, sul quale viene inserito un recipiente metallico di forma cilindrica contenente acqua, zucchero e succo di limone. L’intercapedine fra i due contenitori viene riempita con altro ghiaccio e sale. Facendo ruotare su se stesso il contenitore interno, in senso orario e antiorario, si ottiene il congelamento di parte del contenuto che, amalgamato con un’apposita paletta di legno, dà luogo al sorbetto.
Documenti conservati nell’Archivio di Stato di Cagliari fanno risalire questa tradizione alla prima metà del ‘600, quando il re Filippo IV di Spagna aveva concesso ad alcuni richiedenti di poter approvvigionare la città di Cagliari con la neve proveniente dalle montagne di Aritzo, dietro un lauto versamento alle casse regie.
I cosiddetti “niargios” raccoglievano la neve in apposite fosse, prevalentemente nella montagna di Funtana Cugnada dove ancora oggi si possono ammirare i ruderi.
In estate veniva poi trasportata nei vari centri e in particolare a Cagliari, oltre che per la produzione del sorbetto, anche per refrigerare le bevande.
I libri contabili custoditi nell’Archivio di Stato documentano l’esistenza dell’attività, regolata dallo Stato, fino alla metà dell’’800. In seguito, avendo rinunciato lo Stato alla privativa, visti gli utili ormai irrisori, l’industria della neve fu portata avanti liberamente dagli aritzesi fino ai primi del ‘900, quando la nascita a Cagliari di una fabbrica di ghiaccio, rese l’attività decisamente antieconomica.
Oggi, a ricordare questa attività rimangono “su camminu de is niargios” percorso per raggiungere “Funtana Cugnada”, i ruderi de “is domos de su nie” e da qualche anno la sagra che si tiene a Ferragosto e che vede la preparazione in pubblico dell’antico sorbetto.